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Si gira pagina…

Progressivamente smetterò di aggiornare queste pagine, salvo fatti specifici del tema che ho trattato in Sindaci imprenditori. La nuova pagina sulla quale riverserò qualche considerazione è qui. (http://robertobasso.wordpress.com)

POLVERINI E BONINO, TRE IN PAGELLA PER USO DEL WEB

Con la classe dell’VIII Master in Management della Comunicazione sociale, politica e istituzionale (MASPI) della IULM abbiamo realizzato una ricerca sulla qualità della presenza online delle candidate alla presidenza della Regione Lazio, Emma Bonino e Renata Polverini.

Il risultato è insoddisfacente, perché entrambe le candidate usano il web come una vetrina, ignorando la natura profondamente relazionale delle connessioni realizzabili in Internet. Il rapporto della ricerca è scaricabile dal box della colonna a destra oppure qui.

Alla politica italiana manca Adriano Olivetti. Da 50 anni

Ieri, 27 febbraio, correva il 50° anniversario della scomparsa di Adriano Olivetti. In questo articolo pubblicato da Avvenire il ricordo di un profondo studioso della sua opera, Davide Cadeddu.

(http://www.avvenire.it/Cultura/Adriano+Olivetti+le+utopie+al+potere_201002250945072130000.htm)

La società civile è migliore del ceto politico?

Eccome no! Il 10% degli invalidi ai quali l’Inps riconosce un assegno sono truffatori. La stima delle pensioni di invalidità non dovute ammonta a un miliardo di euro (1.000.000.000€).

L’inchiesta di Paolo Griseri ed Emanuele Lauria su Repubblica di oggi.

COSÌ IL NEOLIBERALISMO HA MESSO IN CRISI LA CIVILTÀ

Da Repubblica del 22.02.2010, l’anticipazione della relazione di Luciano Gallino alle “Settimane della Politica”, manifestazione organizzata dall’ Università di Torino: Così il neoliberalesimo ha messo in crisi la civiltà.

Lettera a Milko

Segnalo una bella lettera aperta, bella sul piano umano e politico, che Stefano Rolando rivolge a Milko Pennisi, consigliere comunale milanese e presidente della commissione urbanistica, arrestato a Milano pochi giorni fa.

A proposito del sig. Bertolaso

quella della Protezione civile è l’unica normativa che considera, in linea con le normative comunitarie relativamente alla accelerazione delle procedure, la variabile “tempo” come reale e cogente (Guido Bertolaso, in risposta alle 10 domande di Eugenio Scalfari, su Repubblica di oggi – anche online, qui)

In epoca non sospetta, un anno fa, scrivevo in “Sindaci imprenditori” (pagg. 44-48):

Uno spazio importante lo occupa la presunzione di colpevolezza, ovvero quell’insieme di norme che dovrebbero evitare le malversazioni e invece finiscono per impedire le normali prassi di negoziazione, quelle che consentono alle imprese private di ridurre i costi e ottimizzare le forniture.

[…] Insomma nella normativa che presiede la pubblica amministrazione prevale quello che potremmo chiamare il principio di diffidenza. La proposta che emerge dalle considerazioni dei sindaci imprenditori è quindi di ripristinare un sistema basato sulla fiducia con controlli pervasivi e rigore assoluto nella repressione dei reati.

[…] bisogna prendere atto dell’evidenza: l’apparato normativo nato per debellare il virus ne ha soltanto stimolato le capacità adattive, favorendo la selezione delle specie più abili. Fuor di metafora: le malversazioni non sembrano cancellate, ma richiedono metodi più sofisticati.

Lo Stato non affronta la questione, e non trova di meglio da fare che affidare a una persona che ritiene onesta, competente ed efficace tutte le incombenze che richiedono una soluzione in tempi certi e rapidi. Che nella sua struttura qualcuno faccia il furbo non sorprende più di tanto (purtroppo), perché la “società civile” non è affato migliore del ceto politico che esprime. Quello che invece mi scandalizza è la spropozione tra le poche righe che i magistrati riservano a Guido Bertolaso e lo spazio con titoli e fotografie dei media. Chissà se considera questa valanga di fango alla stegua delle emergenze che è chiamato a risolvere.

*: Il “sig.” non è ironia ma un mio convincimento che alle figure pubbliche i media dovrebbero riservare un po’ di distanza e rispetto formale, che li aiuterebbe ad essere ancora più critici ed obiettivi quando necessario. E quindi usare il M. o Mr. che la stampa francese e britannica adottano per i Sarkozy e Brown. Vedere anche qui.

“Comunicazione e Potere” di Manuel Castells

Ci sono sociologi-star, insigni accademici che si aggirano per il mondo tenendo conferenze e riempiendo le colonne dei giornali. Francesco Alberoni, per esempio, tiene la sua anacronistica rubrica sulla prima pagina del Corriere della Sera da non si sa più quando ( “quelli come Alberoni hanno rovinato la sociologia in Italia” mi rivelò un brillante professore già vent’anni fa, in quel di Torino). Anthony Giddens ha elaborato l’ipotesi della “terza via” politica, Ralf Dahrendorf ha pontificato in tutte le lingue e – tra gli ultimi – il sociologo marxista polacco Zygmunt Baumann ha inondato le librerie di volumi “liquidi”.

Continua a leggere la recensione sul Giudizio Universale

Campagna permanente e politica

Al seminario dei Giovani Repubblicani di oggi a Fiuggi, con Alessandro Papini (Iulm) e Valeria Gangemi (MRE) si è discusso dei cambiamenti nella comunicazione politica registrati negli ultimi 15 anni.
Una cosa che non si sottolinea mai abbastanza è che i cambiamenti nelle modalità di interazione sociale nascono dai cambiamenti della società: fino agli anni Ottanta tre dati erano sufficienti per dedurre l’orientamento di voto di un elettore col 75% di probabilità di indovinare (attività lavorativa, regione di residenza, orientamento religioso). Oggi quegli stessi dati sono largamente insufficienti per predire il comportamento di voto. Le carte si sono mischiate. Molto.
L’introduzione delle tecniche di marketing nella competizione elettorale ha a sua volta accelerato la propensione a votare secondo un’opinione liberata dalle appartenenze ideologiche, ma sicuramente ha trovato un terreno reso fertile dalla caduta del Muro.
La seconda considerazione è che la “contendibilità” di ampie fasce di elettorato ha spostato l’attenzione dell’attività dei partiti dalla ideazione di politiche (sulla base di proprie elaborazioni e interpretazioni della società in evoluzione) per concentrarsi sulla sola competizione.
Da qui l’instaurazione del clima di campagna permanente (e l’ineludibile faziosità del confronto politico che cancella qualsiasi possibilità di dialogo) e la “drammatizzazione” di cui parla il presidente Napolitano.
E la Politica? (Cioè l’elaborazione che precede il sogno, l’ideazione, l’aspirazione) Alle fondazioni.
Un cambiamento non da poco.

Analogie transalpine

Se gli 8.101 sindaci della Penisola vi sembran tanti, date un’occhiata al di là delle Alpi, ai cugini francesi: ci sono ben 36.000 sindaci eletti direttamente.
E come accade in Italia, a causa della cancellazione dell’ICI e dei vincoli alla spesa posti dal patto di stabilità anche ai Comuni virtuosi, anche i primi cittadini francesi sono in contrasto con il potere centrale perché il governo Sarkozy intende tagliare una fonte di gettito fiscale locale (la “taxe professionnelle”, qualcosa di simile all’Irap).
I primi cittadini francesi occupano un posto nell’immaginario politico dei loro connazionali analogo a quello dei sindaci italiani: sono la carica elettiva che gode della maggiore fiducia (72% contro il 30% riconosciuto ai parlamentari e il 15% ai membri del governo, secondo un sondaggio TNS).
E come accade spesso per i politici italiani cumulano più cariche, cosicché molti dei sindaci che si oppongono alla riforma, il governo se li ritrova anche in Parlamento (la leader socialista Martin Aubry non è parlamentare ma sindaco di Lille…).

PS: Il dato più importante dello studio citato di TNS è che il 70% dei rispondenti hanno incontrato “personalmente di persona” – come direbbe Pippo Civati parafrasando il camilleriano Catarella – il loro sindaco, confermando che questa carica incarna le istituzioni nella prossimità del qui e ora.